Marketing chiama HR

Intervista a Sara Manazza

Communication Manager presso GS1 Italy

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La visibilità e la credibilità delle aziende stanno crescendo anche grazie al ruolo dei collaboratori, che diventano i brand ambassador più credibili e seguiti dal mercato. In che modo un’organizzazione può supportare i dipendenti e coinvolgerli in progetti che portino beneficio ad entrambi?

Dando loro la visibilità e gli strumenti necessari per diventare testimoni della propria professionalità. Non è così scontato che i brand diano spazio e permettano di "far salire in cattedra" i propri dipendenti, così come non è scontato che i dipendenti vogliano esporsi in prima persona per il brand per cui lavorano.

Una cosa è certa: il digitale è una finestra aperta sul mondo, e tante volte è l'unico modo per mettere la testa fuori dall'ambiente di lavoro, rimanere sulla "piazza" e contemporanei.

Noi in GS1 Italy abbiamo deciso di coinvolgere il team per comunicare nel modo più autentico possibile tutte le aree, le attività e i progetti che compongono il brand: sono i cultori della materia che presiedono le diverse aree tematiche e che se ne sono resi responsabili sul canale digitale dei social media B2B.

Oggi la credibilità di un brand dipende anche dalla reputazione dell’azienda come datore di lavoro. In che modo l’area marketing e comunicazione può supportare l’area HR nel migliorare il rapporto tra azienda, collaboratori presenti e futuri?

Comunicazione e marketing hanno ben presente, per vocazione e per mestiere, quali sono i valori del brand. Ecco, dovere irrinunciabile per chi lavora nella comunicazione, nel marketing e nel HR (o tutti questi ruoli in uno) è trasmettere, anche al proprio interno, la consapevolezza di essere parte di un tutto e di conoscere i valori del brand. Essere persuasivi non solo verso l'esterno ma anche all'interno della propria organizzazione. Tutti potenzialmente devono essere in grado e avere a disposizione gli strumenti per comunicare il brand, in qualsiasi punto di contatto agiscano per loro competenza, da come si risponde a una telefonata a come ci si presenta a un evento. Nel micro e nel macro.  

La capacità di essere influencer prescinde dal ruolo ricoperto in azienda. Quali caratteristiche hanno le persone che, in qualità di dipendenti e collaboratori, vanno maggiormente coinvolte nelle iniziative di Employee Advocacy?

È vero, essere "testimonial d'azienda" non può essere un obbligo né tantomeno un'imposizione, soprattutto se top-down.

Ma come riconoscere le persone giuste da coinvolgere?

Spesso si palesa una predisposizione diciamo "naturale" a condividere sui social i propri traguardi e progetti di lavoro, i momenti speciali in azienda o contenuti interessanti e di ispirazione per far meglio. Questo perché fortunatamente sono molte le persone che sentono proprio il valore di quello che fanno, orgogliosi di comunicare la loro professionalità al loro network.

I brand hanno investito per anni sulla Customer Experience. Oggi si parla del valore dell’Employee Experience. Quali benefici riceve il brand da un Employee Experience positiva?

È una risorsa viva impagabile, una magia da tutelare e valorizzare e mai da forzare o sfruttare in modo unidirezionale. Il rapporto di fiducia insito in una employee experience sana è un equilibrio molto delicato, da nutrire nel tempo da parte del brand con gratitudine e riconoscenza, soprattutto da parte dei ruoli executive e dirigenziali.

Quali sono i canali che ritieni più utili per le iniziative di employee advocacy?

Credo che il canale più pertinente al momento rimanga LinkedIn. Ma non sono da sottovalutare i canali interni, di peer-to-peer che aiutino l'allineamento e la creatività bottom-up.