Come scegliere i Brand Ambassador
Ho già raccontato cosa si intende con il termine employee advocacy e perché questa attività è interessante (e utile) per ogni azienda, indipendentemente dal settore o dalla dimensione . Allo stesso modo ho spiegato i vantaggi dei percorsi volti a trasformare i dipendenti in Brand Ambassador.
La domanda che mi hanno fatto più volte in questi mesi è stata: “Come scegliere i collaboratori da coinvolgere in un progetto di Employee Advocacy?”.
Fino a poco tempo fa avrei sposato la scuola di pensiero secondo la quale occorre cominciare dai cosiddetti social media enthusiast, dipendenti già attivi sui social network, quindi in un certo senso avvantaggiati: se sono già online, evidentemente sono abituati a comunicare e comprendono (almeno in parte) le dinamiche e le logiche del web.
Con il tempo e con l’esperienza mi sono però resa conto che non bisognerebbe iniziare i progetti di Employee Advocacy coinvolgendo innanzitutto i social media enthusiast: i dipendenti da portare a bordo per primi sono quelli che hanno una forte passione per il proprio lavoro e per la propria azienda.
Se essere Brand Ambassador vuol dire valorizzare il proprio ruolo e la realtà in cui si lavora, solo chi ha passione per quello che fa e per dove si trova riuscirà a essere un Ambassador spontaneo e autentico, e di conseguenza credibile.
Le cosiddette technicality si imparano, la passione e l’entusiasmo invece difficilmente si riescono ad insegnare. Non dimentichiamo poi che l’entusiasmo è contagioso e che quindi coinvolgere le giuste persone può avere un effetto moltiplicatore non indifferente.
Nei progetti in cui i Brand Ambassador vengono reclutati sulla base di candidature volontarie, ci sono tanti dipendenti validi ed appassionati che non si fanno avanti, perché hanno paura di non essere all’altezza, di far fare alla propria azienda una brutta figura, se non addirittura di danneggiarla, semplicemente perché non possiedono un’adeguata formazione, ad esempio su come essere presenti in maniera corretta online. Ecco, sono proprio queste persone che andrebbero coinvolte (e poi naturalmente formate in maniera adeguata): non hanno il desiderio di mettersi in mostra per fini personali; quanto piuttosto hanno a cuore il successo aziendale.
E qui vengo alla seconda caratteristica fondamentale, oltre alla passione: occorre selezionare persone che sappiano lavorare in team: è vero che essere Brand Ambassador è un’attività individuale, ma è altrettanto vero che l’obiettivo ultimo di questi progetti è accrescere la visibilità e la credibilità non solo personale, ma anche aziendale.
Di conseguenza saper collaborare, sentirsi parte di una squadra ed esserne fieri, è ciò che davvero può fare la differenza.
Dopotutto, come recita un famoso proverbio africano:
“Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, corri insieme a qualcuno”.