Stefania Boleso

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Prankvertising: di cosa si tratta?

Agencies are desperately trying to get people to pay attention in a desperately crowded environment.Vi suona famigliare? Ne sapete qualcosa anche voi?

Non necessariamente spendere di più significa farsi vedere di più. Sono spesso le buone idee e non il budget speso a fare la differenza. Quante volte avete mi avete sentito fare questa affermazione? Tante, anche se credo non siano ancora troppe (e quindi lo ripeterò per molto tempo ancora…).

Questo il motivo per cui sono una grande sostenitrice di tutto ciò che va sotto il nome di marketing non convenzionale.

Una volta si chiamava guerrilla marketing, poi il termine è passato di moda e ha ceduto il posto ad altre espressioni. Anche se il significato non cambia e la sua importanza all’interno di una strategia di comunicazione non è diminuita. Anzi…

L’ultimo termine in ordine di apparizione è prankvertising, che sta andando a sostituire il più generico street marketing: stiamo parlando di azioni che avvengono per strada o tra la gente, e che coinvolgono in un prank- uno scherzo stile candid camera - persone ignare di ciò che sta succedendo.

Forse la parola non vi dice nulla, sicuramente però ricordate la campagna “Push to Add Drama” del newtork televisivo belga TNT:

Altri esempi più recenti riguardano, rispettivamente, il remake del film horror Carrie – Lo sguardo di Satana:

piuttosto che la promozione della nuova serie del telefilm The Walking Dead:

o del film Devil’s Due:

L'obiettivo? Promuovere un prodotto o un servizio in maniera originale, creando engagement e mettendo in moto il passaparola tra le persone direttamente coinvolte oppure tra coloro che vedono (e condividono) il video dell'operazione. Stiamo parlando di quel famoso earned media di cui sempre più aziende sono alla ricerca, perché consacrazione della loro capacità di comunicare qualcosa di rilevante per il target.

Ma solo perché un certo tipo di attività è di moda, non significa che sia la soluzione migliore per ogni tipo di azienda. E questo vale anche nel caso del prankvertising. Perfetto per i film come Carrie o Devil’s Due, oppure per promuovere la serie TV The Walking Dead, mi sembra forzato in altri casi.

Vi faccio l’esempio di Nivea:

Probabilmente l’azienda avrebbe potuto trovare un modo migliore per promuovere il suo deodorante, e la stessa cosa avrebbe potuto fare LG per far conoscere i suoi televisori ultra HD:

Questo tipo di operazioni contribuisce senza dubbio a catturare l’attenzione. Ma accresce anche la brand image? Siamo sicuri che basti far parlare di sé perché l'operazione possa definirsi di successo? Voglio dire: può esserci una grande diffusione virale, ma se il brand o il prodotto non restano nella testa del consumatore, il lavoro è fatto bene solo a metà.